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Patto sulle Migrazioni, dove sta la novità?

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In base ai dati presentati dalla Banca Mondiale a fine 2023 i migranti internazionali che attraversano il nostro mondo, con obiettivi diversi, sono circa 184 milioni e di questi circa il 20% sono rifugiati.

È il movimento di questi ultimi che spaventa, allarma e scatena interventi non sempre organici e lineari e, soprattutto, diventa oggetto di una forte conflittualità politica tra Stati.

Ad aprile il Parlamento europeo ha ratificato il nuovo regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione. Il Patto sulle Migrazioni, definito in 10 diversi interventi legislativi, dovrebbe diventare il nuovo strumento al quale dovranno far riferimento tutti i Paesi membri della UE  per gestire le richieste d'asilo e collaborare tra loro, ma anche con i Paesi africani e asiatici al fine di ridurre i flussi migratori.

La firma dell'accordo è stata salutata dalla Presidente dell'Eurocamera Metsola con un altisonante “Abbiamo fatto la storia” a cui ha fatto eco, in contrapposizione, il mugugno del Presidente ungherese Orban: “Ecco un altro chiodo sulla bara dell'Unione Europea. L'unità è morta, i confini sicuri non esistono più

Nel mezzo di queste due affermazioni opposte e così estreme c'è un provvedimento sul quale molti organismi che operano per i diritti umani, stanno esprimendo il totale disaccordo. Dopo 10 anni di attesa e quattro anni di lavoro della Commissione preposta, sono previsti, in estrema sintesi, questi punti:

1. I richiedenti asilo potranno presentare domanda solo negli Stati UE di primo ingresso. Questo per scoraggiare scelte di movimenti secondari, anche se lo sappiamo tutti che per molti migranti l'Italia vorrebbe essere solo Paese di transito. Nulla di nuovo rispetto al Regolamento di Dublino e quindi avremo ancora Italia, Spagna e Grecia in prima linea, ma con oneri aggiuntivi.

2. Ai Paesi di approdo viene chiesto di avviare la domanda di asilo, organizzare la gestione dei richiedenti in tempi rapidi (si parla di 7 giorni!). Questa procedura di Screening prevede che i migranti vengano sottoposti a controlli di salute e sicurezza, rilevazione di dati biometrici (volto e impronte digitali) che saranno raccolti nella banca dati Ue Eurodac.

3. Durante tutta la fase, gli Stati membri vengono assistiti dal nuovo meccanismo di monitoraggio indipendente che ha il compito di controllare e garantire il rispetto dei diritti fondamentali nell’arco di tutto lo screening.

4. Dall'esito dello screening seguirà l'applicazione della procedura necessaria che renderà più veloce il percorso di espulsione: rimpatrio alla frontiera, rimpatrio “lontano dalla frontiera” oppure accoglimento dell’asilo.
Si rendono possibili due percorsi di accoglimento dell'asilo: seguire la procedura tradizionale, che di solito richiede diversi mesi per essere completata, o una procedura accelerata che avviene alla frontiera e che dovrebbe durare al massimo 12 settimane. Quest’ultima sarà applicata solo a certe categorie di migranti.
 Ad esempio per chi arriva da Paesi considerati “sicuri” la richiesta si tradurrà quasi certamente in espulsione con un veloce trasferimento verso i Paesi terzi (“lontano dalla frontiera”) da cui partono più spesso per raggiungere l'Europa (Tunisia, Turchia, Libia)

5. La novità, molto controversa, sta nell'aver previsto un “nuovo meccanismo di solidarietà” che prevede l'equilibrio tra responsabilità (per i Paesi di primo approdo) e solidarietà (da parte degli altri).

Gli stati membri, diversi da quelli di arrivo, potranno scegliere tra il ricollocare sul proprio territorio i migranti oppure versare al Paese di ingresso un contributo finanziario valutato intorno i 20mila euro per migrante.

Sul tavolo sono stati messi 600 milioni di finanziamenti all'anno, di cui “possono beneficiare gli Stati soggetti a maggiore pressione migratoria”, ma non sarà proprio così, “in toto” .

Gli Stati che si rifiuteranno di accogliere richiedenti asilo o versare dei contributi, potrebbero incorrere in una procedura di infrazione della UE, ma non ci sono sanzioni specifiche per un Paese che non le rispetta.

Secondo voi come andrà?

6. È previsto, infine, il partenariato con i Paesi di origine per prevenire le partenze irregolari e la perdita di vite, per combattere il traffico di essere mani e promuovere la migrazione “legale” verso l'Europa, ma come ottenerla soprattutto in quegli Stati in cui vigono dittature e regimi oppressivi?

Questo punto è fortemente criticato dalle Associazioni che lavorano per la difesa dei diritti umani, per le quali è stata definitivamente “tombata” la fine del diritto di asilo.

Più di 160 Organizzazioni umanitarie hanno duramente contestato il Patto sostenendo che andrà a “creare un sistema crudele della gestione dei richiedenti asilo, normalizzando la loro detenzione arbitrarie e l'espulsione verso Paesi in cui subiranno violenze”.

Dure critiche arrivano anche dalla Cei: “Questo Patto segna una deriva nella politica europea dell'asilo e il fallimento della solidarietà europea, che sembra infrangersi come le onde contro i barconi della speranza”.

Insomma, un gran pasticcio, chiuso in grande fretta prima della fine della legislatura

Sicuramente, ancora una volta, si legifera sulla pelle dei più deboli, sul rispondere all'impossibile equilibrio di accontentare tutti i Partner europei. Senza minimamente salvaguardare il diritto di quanti migrano ad avere un luogo sul quale poter abitare e condurre la propria esistenza.

Senza assolutamente interrogarsi e tentare di rimuovere le cause della migrazione - guerre e carestie - troppo spesso causate dagli stessi Stati che rifiutano l'accoglienza. 

Patrizia Ferrara